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Siamo nella zona degli alpi della Capriasca, qui un tempo vivevano le bestie feroci. Ce lo dice il toponimo, che in dialetto fa “pian dal Lüv”. Più sotto sta la “Lüèra”, che è poi la tana del lupo.
Davanti sta la collina del san Bernardo, con i boschi di san Clemente e, proprio sotto a noi, ecco gli abitati della pieve Capriasca, dominati dalla chiesa prepositurale di santo Stefano a Tesserete.
Giriamo ancora in senso orario. Tra la baia di Lugano e quella di Agno si intravedono i paesi della periferia cittadina (Breganzona e Massagno) e la Collina d’Oro.
Procediamo verso ovest.
Davanti a noi i monti della Capiasca, dove la gente viveva da maggio a settembre, salendo con le bestie domestiche. Oggi molte case sono state trasformate in residenze secondarie. Una volta qui c’erano solo prati, ora c’è tanto bosco.
Si riconoscono i monti di Condra e quelli di Gola di Lago. Le montagne dietro sono i Gradiccoli e il Tamaro, lungo il pendio del quale si riconosce la chiesa di santa Maria degli Angeli, progettata da Mario Botta.
Poi i pascoli degli alpeggi capriaschesi.
Ecco un sentiero. Porta all’alpe di Davrosio. Da lì sono passati, nel 2003, i ciclisti che gareggiavano nella maratona dei Campionati mondiali di Mountain Bike. Il sentiero porta al Crocione, dove nel 1901 è stata collocata una croce alta 7 metri, a ricordo dell’anno santo.
(Fonte: com. pers. Maurizio Cattaneo - Capriasca)